Monte Viglio, il Re dei Càntari
A sud-est del complesso montuoso dei Simbruini, svetta la cima del Monte Viglio, visibile da tutte le principali elevazioni montuose della zona, come il Tarino, l’Autore e il Cotento. Il Viglio è il re della breve catena montuosa dei Càntari, dal latino cantharus, ossia “coppa”, appellativo che ben descrive l’orografia dalle alte pareti rocciose e sede in passato di circhi glaciali. Rispetto ai vicinissimi Simbruini, l’ambiente risulta più impervio e roccioso e la catena si sviluppa lungo l’asse nord-sud, a partire dal Valico Serra di Sant’Antonio fino ad arrivare a Campocatino. Una lunga cresta percorre l’intera catena montuosa, contraddistinta da diverse vette senza nome, con pronunciate pendici che si gettano verso il basso nella sottostante Valle Granara, dove sorge il piccolo borgo di Filettino.
Circhi Glaciali
Sono delle formazioni geomorfologiche create dalla presenza di un antico ghiacciaio. Sono facilmente riconoscibili dall’orografia del terreno, che presenta una valle circondata da montagne con pendii ripidi modellati dall’azione erosiva del ghiaccio.
Ci sono vari modi per giungere sulla vetta del Monte Viglio. Tra questi, il precorso che parte dal versante sud ci consente di poter assaporare al meglio il luogo che ci ospita, proprio per la varietà dei paesaggi che attraversiamo. Iniziamo la nostra impegnativa escursione da Campocatino, un comprensorio sciistico che prende il nome dall’omonimo pianoro. Una volta terminato il controllo del nostro equipaggiamento, soprattutto verificando di avere con sé un’adeguata quantità d’acqua, lasciamo l’ampio parcheggio alle nostre spalle per iniziare la comoda traversata della pianeggiante prateria con i nostri sguardi rivolti verso il Monte Crepacuore.
Iniziamo una breve e ripida discesa che ci porta all’interno di una fitta faggeta, fino ad arrivare al Passo del Diavolo, dove possiamo sostare per immergerci tra i rumori del bosco. Se vi state chiedendo per quale motivo il passo ha un nome così nefasto, forse è perché fino ad ora ci siamo solo scaldati i muscoli. Da questo punto in poi il gioco si fa duro. Inizia infatti la lunga e a tratti ripida ascesa del Re dei Càntari, partendo dall’interno della Valle del Pratiglio, fino ad uscire allo scoperto su di una ampia cresta.
I cippi di confine
Tra i Monti Simbruini è possibile per un occhio attento scovare gli antichi cippi di confine tra Stato Pontificio e Regno delle due Sicilie, posizionati a partire dal 1846. Proprio sul Monte Viglio, appena sotto la cima, si trova il n. 249.
La salita al Viglio inizia nelle vicinanze del Monte Pratiglio e passo dopo passo, strenuamente raggiungiamo la nostra meta. Quello che ci aspetta è un ampio pianoro in quota, con un leggero dosso roccioso e la croce di vetta che ci attende, come un miraggio. Il nostro sforzo però è lontano dall’essere terminato: dobbiamo tornare indietro, e in questo caso la strada del ritorno non è tutta in discesa.
Dopo aver perso quota infatti, per rientrare a Campocatino dobbiamo guadagnarci le vette rispettivamente del Monte Femmina Morta e poi del Crepacuore, altri due nomi parlanti che ci daranno del filo da torcere. Procederemo infine lungo un’ampia cresta che ci permetterà di spaziare con lo sguardo sull’intera catena montuosa, mentre seguendo il dolce saliscendi del territorio torneremo fino al punto di partenza.
Scheda escursione
DETTAGLI TRACCIATO
Giro ad anello con rientro al punto di partenza, sentieri a tratti poco visibili.
VALUTAZIONE DIFFICOLTA’
Percorso impegnativo che richiede allenamento. Fondo del terreno vario, sottobosco con radici e pietre, passaggi in cresta. Il tragitto ha una distribuzione del dislivello disomogeneo, con forti pendenze in salita anche in fase di rientro e con discese che richiedono attenzione e piede fermo. Si sottolinea l’importanza di avere acqua a sufficienza.
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