Attraverso la Selva del Lamone
A poca distanza da Farnese, quasi al confine tra Lazio e Toscana, si apre un’ampia zona boschiva di circa 2000 ettari, conosciuta come Selva del Lamone. Questo territorio ricompreso all’interno della riserva regionale, è caratterizzato da una fitta vegetazione composta da cerri, lecci e faggi che si amalgamano magistralmente in una caotica perfezione. E’ un luogo magico: i profumi nel periodo primaverile stordiscono i sensi, mentre l’intreccio dei rami forma un tetto naturale che sembra voler cullare e proteggere i visitatori. Le radici degli alberi sono incastonate in profondità, all’interno di un terreno vulcanico frutto delle antiche ed esplosive eruzioni del vulcano Volsinio. Il muschio e l’edera ricoprono quasi ogni cosa, contribuiscono a rendere il bosco selvaggio e proprio per questo affascinante.
Selva del Lamone
Uno dei territori più remoti e solitari del Lazio, la Selva si estende su un suolo vulcanico, caratterizzato da rocce ignee originatesi dall’attività del vulcano Volsinio durante il Pleistocene.
Entrare all’interno della selva è come uscire dalla civiltà. Ben presto iniziamo a rendercene conto, appena poggiati i piedi sul contorto terreno boschivo. In un battito di ciglia, il cielo sopra di noi quasi sparisce, alziamo i nostri occhi verso l’alto e il blu sembra creare contorti fiordi tra i rami degli alberi, quasi a voler ricordare un mare capovolto. Sono queste e molte altre le sensazioni che proviamo, legate anche dallo stato dei sentieri che giocano a nascondino e si divertono ad essere trovati. Tra gli abbracci di questi venerandi alberi, possiamo riscoprire il legame ancestrale con la natura.
Il terreno accidentato e rugoso ci accompagna fino a giungere alla nostra prima meta, un’anfiteatro di lava formato da macigni effusivi, la Rosa Crepante, originato con molta probabilità dall’amplesso esplosivo tra lave ed acqua. Ci fermiamo, seduti più o meno comodi su questi enormi macigni senza tempo, osservando questo speciale spettacolo naturale. Riprendiamo il nostro percorso, rilassati dalla nostra pausa e ci dirigiamo verso il cucuzzolo erboso di Semonte dalla cui sommità, verso nord, si può osservare il Monte Amiata.
La riserva naturale regionale
Istituita nel 1994, si estende su circa 2.000 ettari ricoperti da una fitta vegetazione di cerri e lecci. Il fiume Olpeta segna il confine meridionale del parco, lungo il suo corso due cascate: Pelicotonno e Salabrone.
In questa verdeggiante prateria, proprio al centro della selva, sgombra dalla fitta vegetazione che fino a poco prima ci teneva avviluppati, alcuni cavalli pascolano pigramente. Dopo una breve pausa, riprendiamo il nostro percorso, immergendoci nuovamente all’interno della selva. Passeremo attraverso le depressioni acquitrinose dei lacìoni di Ronillo e Mignattara, fino ad incrociare la comoda strada sterrata che ci riconduce al punto di partenza e alla civiltà, come se fosse stato un sogno.
Scheda escursione
DETTAGLI TRACCIATO
Giro ad anello con rientro al punto di partenza, sentieri segnalati a tratti ma poco visibili.
VALUTAZIONE DIFFICOLTA’
Escursione in fondovalle adatta a tutti, fondo a tratti smosso, pietroso e con radici richiede una certa attenzione.
Non si segnalano dislivelli significativi.
Prenotazione
Le escursioni sono a numero chiuso, per partecipare è necessario iscriversi cliccando sull’apposito pulsante e seguendo la procedura. Per approfondire le modalità di partecipazione alle escursioni leggi le faq.
Trasporti
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