Sei escursionisti in cerca d’Autore
Il Monte Autore, con i suoi 1855 metri, è la terza vetta più alta del Parco dei Monti Simbruini. Circondato dall’ampia faggeta di Livata, la sua cima si erge da un intricato tetto di rami per affacciarsi su di un vasto panorama. La croce di vetta si innalza tra le caratteristiche pietre carsiche, che offrono, per chi sa cercare, ottimi punti dove potersi sedere per godere di questo spettacolo naturale. A distanza, i giganti dell’Appennino accolgono gli escursionisti con i loro maestosi profili. Il Monte Velino sembra quasi a portata di mano, mentre il Gran Sasso fa capolino dall’orizzonte intagliato dalle montagne.
La Valle del Simbrivio
A poca distanza, verso est, si può scorgere la valle che prende il nome dall’affluente dell’Aniene, il Simbrivio. Di grande importanza religiosa, questa valle attira da secoli i fedeli che si dirigono verso il Santurario della S.S.Tirnità.
Partiamo dall’ampio piazzale di Campo dell’Osso, località incastonata proprio all’interno del parco naturale. Intorno a noi si snodano moltissimi sentieri, e si inizia a sentire una certa impazienza, come se fossimo attirati da un recondito richiamo della natura, che improvvisamente si manifesta con tutta la sua forza. La natura ci chiama, e dobbiamo andare. Ci infiliamo gli scarponi, agganciando le ciaspole se necessario, e con rapidità sprofondiamo all’interno della vasta e imperturbabile faggeta.
Camminare in questo luogo è una vera goduria, l’ascesa alla vetta è graduale e per la maggior parte si svolge su terreni pianeggianti che ci consentono di scaldare i nostri muscoli prima di affrontare il breve tratto veramente in salita. Superiamo la seggiovia per Monna dell’Orso, e tra prati e fitti boschi raggiungiamo la località Le Vedute, il suo nome è stato scelto bene, un ampio paesaggio si apre davanti ai nostri occhi, un’anticipazione di ciò che ci aspetta in vetta.
Il Faggio e i cambiamenti climatici
Le foreste vetuste sono molto importanti perché aiutano a comprendere gli effetti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi boschivi. Il Faggio da recenti studi sembra possedere un’ottima resilienza.
L’ultimo tratto ci porterà a poggiare in nostri piedi sul fianco esposto a sud della montagna, con il sole ad illuminarci il cammino. Raggiunta la vetta, ci sediamo nelle vicinanze della croce per ammirare dall’alto l’intero Parco dei Simbruini, che grazie all’altezza sarà quasi come visionare una cartina: Camposecco, il Monte Tarino e il Cotento, il Viglio, il Monte Calvo e il selvaggio Midia ci danno il benvenuto.
Dopo aver passato del tempo in vetta, riprendiamo il percorso che ci conduce al punto di partenza, passando attraverso un comodo e riposante sentiero. Mentre scendiamo, ci rendiamo conto di aver, con un solo sguardo, intaccato solo in parte le bellezze che i Monti Simbruini celano al loro interno, e che aspettano solo di essere scoperte.
Scheda escursione
DETTAGLI TRACCIATO
Giro parzialmente ad anello con rientro al punto di partenza, sentieri ben visibili e segnalati.
VALUTAZIONE DIFFICOLTA’
Adatta a tutti il percorso è in gran parte su falsopiani con fondo su terreni di sottobosco con radici e pietre. Si segnala una breve e poco intensa salita verso il finale. Non ci sono difficoltà tecniche degne di nota.
Prenotazione
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